20 Nov 2017
Ca’ Carnevale – Ghigliolo Terre Libere | Un bene confiscato alla mafia restituito alla comunità – Bando “Verso un Welfare di Comunità” 2016
Una villa confiscata alla criminalità organizzata, due ettari di uliveti e boschi sulle colline di Sarzana, una squadra di associazioni e volontari: ecco gli ingredienti del progetto Ca’ Carnevale – Ghigliolo Terre Libere, che, grazie al sostegno della Fondazione Carispezia nell’ambito del bando “Verso il welfare di comunità: la famiglia come risorsa”, sta trasformando in un centro di solidarietà e incontro uno degli immobili sequestrati a un noto imprenditore locale nel 2010.
Il progetto nasce dall’iniziativa congiunta dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata nel 1968 da don Oreste Benzi e impegnata da allora nella lotta all’emarginazione e alla povertà in tutto il mondo, e del consorzio di cooperative sociali Cometa, portabandiera di un’esperienza di contrasto alle dipendenze nello spezzino da più di quarant’anni: insieme a loro, anche Acli, Agesci, Volontari di Crescita Comunitaria, Il Pungiglione, L’égalité, La Missione Sportiva, l’I.I.S. Parentucelli Arzelà, L’égalité. Una costellazione sociale che individua, nella presenza di un bene confiscato a Sarzana, un’opportunità di crescita per tutta la comunità, all’insegna del volontariato.
Ca’ Carnevale è un’antica proprietà colonica, inserita in un contesto di particolare pregio paesaggistico: oltre alla casa, il compendio comprende altri manufatti ancora allo stato grezzo e terreno per circa 22.000 metri quadrati di estensione. Dal 2010, il bene è posto sotto il controllo dello Stato, a seguito delle indagini della Guardia di Finanza e della Direzione Investigativa Antimafia e per effetto dei provvedimenti del Tribunale della Spezia.
Nel 2013, il trasferimento al patrimonio disponibile del Comune di Sarzana, che ne ha definito l’assegnazione tramite bando pubblico nel maggio del 2015. In due anni, i promotori hanno lavorato per consentire il recupero dell’immobile – altrimenti inutilizzabile – rivalorizzando a beneficio della collettività un bene comune, senza alcun onere per la finanza pubblica. Determinante il sostegno della Fondazione Carispezia, con un contributo di 80.000 euro nell’ambito del bando 2016 “Verso il welfare di comunità: la famiglia come risorsa”. Ca’ Carnevale risponde in pieno agli elementi chiave del bando: oltre alla creazione di un forte e stabile partenariato, il progetto avvierà una sperimentazione innovativa sul territorio attraverso la promozione di nuove forme di accoglienza che favoriscano l’inclusione sociale dei componenti del nucleo familiare.
La struttura è stata riportata a una piena abitabilità e sono stati realizzati i lavori di ristrutturazione necessari per adeguare la villa alla finalità di accoglienza di una casa-famiglia. Sono stati inoltre rimessi in ordine gli esterni, collocate recinzioni e altre misure di sicurezza e infine realizzati ingressi separati per gli uliveti e le aree boschive.
Così ristrutturata, la villa rinasce quindi per ospitare un nucleo familiare aperto all’accoglienza in prevalenza di minori per diverse ragioni allontanati dal proprio contesto familiare. Accanto a questo impegno principale – che risponde all’esigenza di dare una famiglia a chi ne è privo – si affianca lo sviluppo di attività di socializzazione, esperienze di volontariato, inserimenti lavorativi e percorsi di recupero rivolti a persone fragili, tra cui giovani con disabilità, con problemi di dipendenza e disagio o ex detenuti, in una rete di forti riferimenti valoriali e spirituali, senza perdere di vista la centralità della persona, delle sue prerogative e della sua dignità.
La casa famiglia, naturale “polo” di solidarietà e accoglienza, si propone alla comunità come interlocutore per esperienze di portata sociale e didattica: da qui, la collaborazione stabile con l’I.I.S. Parentucelli Arzelà, in vista del recupero e della manutenzione degli uliveti, insieme a insegnanti e studenti dell’indirizzo agrario, per cui è già stato sottoscritto un apposito protocollo d’intesa. Vivace anche lo scambio con il mondo ecclesiale, i gruppi giovanili e le organizzazioni di volontariato che sostengono il progetto fin dalla sua nascita.
I programmi non si fermano però qui: l’insediamento della casa famiglia rappresenta solo il primo passo di un cammino che, nelle intenzioni dei suoi promotori, punta alla riconversione di alcuni dei manufatti pertinenziali in un ospitale per l’accoglienza dei pellegrini in transito lungo la via Francigena, i quali ancora oggi non trovano a Sarzana un punto di riferimento stabile per fare tappa e sosta.
Con un valore stimato intorno al milione e mezzo di euro, la villa è il bene confiscato alla criminalità organizzata più importante in Liguria e uno dei più significativi del Nord Italia, nonché uno delle più ambiziose iniziative di recupero a fini sociali di un patrimonio criminale, grazie al contributo di idee e volontariato che arriva da una rete di partner particolarmente ampia e forte nel territorio.
La storia del riutilizzo sociale dei beni confiscati arriva da lontano: il 7 marzo 1996, la pubblicazione della legge 109/1996 rendeva finalmente la società civile protagonista della lotta alle mafie, attraverso la possibilità di riappropriarsi di spazi e crearne di nuovi. A più di vent’anni, la scommessa può dirsi vinta: sono oltre 650 realtà tra associazioni e cooperative sociali che gestiscono beni confiscati in tutta Italia, prevalentemente appartamenti, ville e terreni. La Sicilia è la regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati, con 134 soggetti gestori, seguita dalla Lombardia con 127, dalla Campania con 110 e dalla Calabria con 90 soggetti gestori. Tra le realtà sociali impegnate in progetti di riutilizzo, il maggior numero è costituito da associazioni di varia tipologia e cooperative sociali che gestiscono per lo più appartamenti e ville.
Anche in Liguria la presenza di beni confiscati alle mafie è una realtà consolidate, con oltre 140 beni censiti, ma le esperienze effettive di riutilizzo sociale si aggirano intorno alla decina. Nella sola Sarzana i beni confiscati sono quattro e provengono dallo stesso procedimento, insieme ad altri immobili nei territori di Arcola e Ameglia. Un altro significativo esperimento di reimpiego sociale è rappresentato, ancora a Sarzana, dal Quarto Piano, un appartamento nel centro storico della città affidato nel 2015 all’associazione L’égalité e dal 2016 aperto come centro per il volontariato, la cultura e il tempo libero, con una vocazione specifica per il mondo delle associazioni e dei giovani.
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