Koji Onaka e Risaku Suzuki hanno giocato, all’interno di questa selezione, il delicato ruolo di collegamento con la generazione di artisti precedente, nella quale spiccano i nomi di Yasumasa Morimura e Hiroshi Sugimoto. Koji Onaka cattura il paesaggio giapponese in immagini a colori raccolte nel corso dei suoi numerosi viaggi attraverso il Paese. I suoi scatti sono percorsi da un sentimento di nostalgia e di incertezza; lo scopo non è quello di documentare i luoghi quanto piuttosto quello di restituirne la valenza emotiva. Risaku Suzuki riflette, invece, sulla percezione dello sguardo verso soggetti semplici – la neve o i fiori di ciliegio, come nelle opere della serie Sakura presentati in mostra – che puntualmente ritornano nel suo lavoro incentrato sulla consapevolezza che nulla è eterno, ma che, allo stesso tempo, tutto può essere messo in relazione con una nuova vita.
Tomoko Kikuchi, Chino Otsuka e Lieko Shiga appartengono a quella schiera di artiste volitive e indipendenti capaci, nell’ultimo decennio, di intraprendere strade anche difficili pur di affermare la propria ricerca. Tomoko Kikuchi si è trasferita in Cina per indagare temi “scomodi” e tenuti celati all’opinione pubblica, come quello dei transgender. Nella serie I and I – realizzata tra il 2006 e il 2011 – Kikuchi ritrae le esistenze delle drag queen cinesi, dai giorni bui durante i quali trascorrevano esistenze sotterranee, fino all’epoca in cui iniziarono a intravvedere uno spiraglio di luce. Chino Otsuka, che risiede da anni in Inghilterra, approfondisce nelle proprie opere il rapporto tra storia personale e memoria. Ancora diversa è l’avventura intrapresa da Lieko Shiga che si è trasferita nello sperduto villaggio di Kitagama – nel nord-est del Giappone sull’Oceano Pacifico – dove ha lavorato per quattro anni come fotografa ufficiale della città, documentando le festività, le cerimonie e ogni attività del villaggio ma anche raccogliendo le narrazioni orali sulla storia dell’insediamento nella serie Rasen-Kaigan.
Chikako Yamashiro indaga la cultura e le tradizioni del luogo in cui è nata e vive, Okinawa, in un puzzle dove realtà e sogno s’intersecano e sovrappongono, come accade nel video Your voice came out through my throat, esposto a La Spezia, che muove dal racconto dell’esperienza della Battaglia di Okinawa narrato all’artista da alcuni anziani della sua città. La regione natale è il tema esplorato – seppure in maniera completamente differente – anche da Toshiya Murakoshi che dal 2006 lavora principalmente nella sua città di provenienza, Fukushima, realizzando fotografie in bianco e nero, serene e potenti, di paesaggi che sembrano ripercorrere i suoi ricordi.